Donne d'Italia vero danno dell' agricoltura.

 LA EL ALAMEIN DEI CONTADINI.


Seppure le costanti rimostranze sulle disparità di genere, una qualsiasi femminista italiana che sia anche impegnata politicamente, ad almeno il 95% è proveniente dalle passate famiglie agricole di contadini patriarcali, e, se va; quando specialmente una meridionale che riporta ripetuti i nomi delle nonne e poi delle trisnonne prozie etc; a guardare i ruoli catastali dei luoghi di origine, troverà iscritte diverse omonime con lontane date di nascita che risultano proprietarie di innumerevoli particelle di terreno agricolo di ormai scarso od irrisorio valore, suddivise tra pascolo arativo seminativo frutteto boschivo etc.

Certamente, i diritti delle donne ad ereditare una parte di beni familiari non sono eventi che risalgono a lontani passati feudali , ma di più, la concreta riforma legislativa è avvenuta nella Italia dal 25 giugno 1865 con la promulgazione del primo codice civile del Regno d'Italia , che ci viene tramandato come codice con il nome di Giuseppe Pisanelli, al tempo ministro di Grazia e Giustizia, ma ben prima, per le sue più ampie idee, riparò a Torino in seguito ai moti rivoluzionari del 1848, insieme ad un folto gruppo di stessi intellettuali napoletani tra i quali, Bertrando Spaventa.

Un primo flebile sintomo di nuovo movimento, si scorge proprio nella abolizione del Fedecommesso e del Maggiorascato e di altre introduzioni riprese dal codice napoleonico, che sancirono la fine delle secolari norme ad esclusivo favore del maschio primogenito, riconoscendo nel contempo la ammissione delle figlie femmine addirittura, ed almeno per la quota legittima. Ora si deve considerare che al tempo, nel 1865 molte regioni ancora non italiane non vennero intressate da queste novità giuridiche. Una fra tutte l'Alto Adige di lingua germanica, che al tempo faceva parte della Contea del Tirolo, poi, con la divisione del 1919 tra Italia ed Austria, quando nel 1938 nella Austria annessa da Hitler venne ugualmente abolito il Familienfidekommiss ancora una volta l'Alto Adige non rientrò in tali disposizioni perchè faceva parte del Regno d'Italia.


Ora , sembra che nello stesso 1919 vennero con blanda formalità introdotte le regole giuridiche italiane ma con scarsa convinzione, come se, non fossero in grado di osservarle correttamente per vari impedimenti anche di comprensione linguistica, o forse storicamente memori del precedente giuridico dei Regni longobardi in Italia ove; e l' Editto di Rotari ancora lo testimonia nientemeno per iscritto, in uno stesso nuovo Stato costituito da due prevalenti componenti etniche dovevano coesistere due distinti codici con differenti leggi, uno con norme più semplici grette e sbrigative per i longobardi, ed altro con norme più complesse ed elaborate destinate alle più colte popolazioni romane.

Perciò il tentativo di italianizzazione non si risolse in non altro che una parvenza de iure senza scalfire minimamente i loro ritmi, capacità e conoscenze tradizionali. 

Tanto risulta vero che esattamente ora che sto scrivendo, in una stessa Italia e non in Germania, sono esattamente vigenti norme immutate che risalgono ad ancor prima del Sacro Romano Impero, specificatamente concretizzate nell'istituto del Maso Chiuso dove, escludendo oppressivamente le povere sorelle, i beni vengono legalmente ereditati dal primogenito maschio, italiano, di cittadinanza italiana, ed in questo fa nel 2017 proferire al senatore Hans Berger della SFP : Onorevoli Senatori - il maso chiuso ( Geschlossener Hof) è un istituto tipico dell'area alpina germanofona, particolarmente diffuso in Tirolo, che ha garantito in Alto Adige, a differenza delle altre regioni italiane, la salvaguardia dei territori agricoli montani, impedendo la parcellizzazione delle superfici, causa frequente dell'abbandono etc


Chiaramente la estrema parcellizzazione delle superfici agricole che ci rimproverano i tirolesi è accaduta proprio per l'acquisizione dei diritti di eredità delle femmine, ancora però, come in Trentino-Alto Adige non completamente riconosciuti a tutte, benché siano diritti costituzionali. Difatti per le continue ripartizioni sentimentali di generazione in generazione ai propri figli, ed ormai paritariamente anche femmine, abbiamo ridotto gli appezzamenti a non più ampiezza di un fazzoletto o di tessera di mosaico, con funzione di ricavarne minimi prodotti di stretta sopravvivenza nel passato mondo contadino di immutabilità medievale. Oggi, e dalla grande meccanizzazione, non hanno più senso economico se l'agricoltura è completamente tecnologica anzi tanto più è valida quando più opera con più potenti mezzi impiegabili in quanto più ampie pianure. Ulteriore guasto le riforme agrarie del dopoguerra ove hanno spezzettato i latifondi in lotti di qualche ettaro sufficienti lo stesso ad una sobria economia di una famiglia di coltivatori diretti.

Tanto questo per il volere dei Padri Costituenti che non avevano capito che non avevano perso la guerra perché la ideologia era sbagliata ma perché l'esercito disponeva di macchinario più leggero e meno potente degli avversari, ponendo quindi all' art. 44 della Costituzione la fissazione di limiti alla estensione della proprietà terriera e promuovendo la trasformazione dei latifondi per alimentare la ripetizione di ormai anacronistiche minime aziende restate di misera mentalità rurale, quando già da allora ed oggi ancor di più se rimasti integri, in quei latifondi potevano essere proficuamente impiegate le nuove macchine agricole di forte equivalente potenza alle macchine militari che ci avevano sconfitti.

Il risultato è nelle proteste attuali di una moltitudine di piccole aziende con mezzi di potenza minore .(come i carri armati italiani dad El Alamenin.) che lavorano appezzamenti di scarse dimensioni e che in specie nella coltivazione dei cereali e dei prodotti base producono ad un costo molto meno conveniente da quello che il libero commercio globale ci può offrire nei nostri porti, quindi mezziadeguati a perdere ancora una volta la stessa guerra. 

Una politica di riorganizzazione fondiaria, in Italia, potrebbe essere oltremodo necessaria, con un intervento forte, che arrivi; ribaltando il limite costituzionale; alla creazione di aziende cerealicole che abbiano a disposizione terreni riadattati alla ampiezza minima di un qualche migliaio di ettari in modo da impiegare più economicamente un grande macchinario che ne dismetta trenta degli attuali, con costi poi proponibili sul mercato, quindi, identici alla concorrenza internazionale.

Ben riconosciuto che oggigiorno la agricoltura italiana di esportazione non può neanche più essere definita tale, nel senso di attività destinata alla produzione per la primaria alimentazione umana, ove, parallelamente alle auto o abbigliamento di qualità, in massima percentuale attinente all'industria dell'intrattenimento se i generi che vende sono di più di culinaria, indirizzati al diverso settore dei gourmet, dei ristoranti in tutto il mondo, pubs, locali di ritrovo etc., e non certo alle mense degli operai delle fabbriche, ma, è facile dire, se negli scaffali dei supermarket mancano il prosecco il culatello e la salsa al tartufo, l'episodio non provoca lo stesso turbamento sociale della mancanza della farina del pane e della pasta, legumi ed altri prodotti base.

Pertanto un opportuno studio per il rimodulamento della politica agricola non può non cosiderare come, in esempio, un operario della Val di Sangro, che per un bicchiere di vino in famiglia , oltre le otto ore in fabbrica deve altre tre ore lavorare la piccola vigna delle discusse particelle ereditarie, ed acquistando la benzina per il trattorino senza agevolazione al distributore lungo la strada, deve all'opposto pagare le tasse per finanziare il gasolio agevolato anche a quelle rinomate aziende vitivinicole che immettono sui mercati vini esclusivi verso una clientela selezionata, cosicché i loro capi, Tavares come Elkan, invece di 200 euri a bottiglia li possano acquistare a prezzo calmierato di 190 grazie alle facilitazioni fiscali offerte dalla classe minore. Perciò sarebbe giusta ora differenziare con distinto disegno la legislazione per la agricoltura indirizzata ai prodotti di base per lo stato popolare, dalla altra di diverso settore che vende a peso d'oro come le gioiellerie. 

Salvo, per tornare al Tirolo, ad un miracolo di San Florino che in Val Venosta trasformava l' acqua in vino e solo in quel caso si potrebbe ,come adesso, fare di tutta un erba un fascio se si puó (senza finire in galera) trasformare il San Crispino in Brunello di Montalcino .














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